A guardare i primi dati, si rileva subito la disponibilità
straordinaria di tutte le partecipanti ai laboratori. Forse le persone non
rispondono quando sentono odore di indottrinamento mentre sono pronte ad
impegnarsi nella riflessione e nella collaborazione.
Il numero di interventi rivolti alla conduttrice mostra che
il gruppo verde si aspetta da lei più di quanto il gruppo arancio si aspetti
dalla propria.
Il gruppo arancio ha probabilmente risentito della sua collocazione,
in un ambiente aperto, con la presenza costante di persone non appartenenti al
gruppo, con passaggio di estranei... Così è stata ostacolata la possibilità di
riconoscersi come gruppo e favorito il mantenimento di individualità,
rafforzato poi dall'esistenza nel gruppo di competenze che hanno orientato
l'attenzione sul compito. Sono convinta che il momento conviviale proposto
dalle partecipanti porterà al superamento di questa fase.
Il gruppo verde ha goduto di uno spazio gradevole, comodo e
separato e questo ha sicuramente favorito un progressivo costituirsi del gruppo
e la conoscenza reciproca. Nel futuro sarà bene alternare l’uso degli spazi.
Nel primo laboratorio, riconoscere gli stereotipi, il
gruppo arancio ha individuato la figura positiva in Enrica (“donna forte”,
“coraggiosa”) e costruito Marcella come antagonista (“traditrice nel lavoro”,
“traditrice negli affetti”), attribuendole tutte le cattive qualità, ma
rifiutando tuttavia la rivalsa suggerita da una partecipante (andarsene e non farsi
trovare da Enrica che torna).
Sono rimaste senza risposta (tranne alcuni apprezzamenti
piuttosto generici) le domande sul percorso fatto per identificare il buono e
il cattivo, sul valore della contrapposizione, su come arriviamo a definire
positivo e negativo.
Il gruppo verde, già al primo laboratorio, ha mostrato
un’eccellente capacità di orientarsi al compito, anche se per buona parte del
tempo il senso e lo scopo dell’esercizio sono rimasti piuttosto
oscuri. Il materiale del laboratorio, in gran parte d’epoca,
ha reso difficile all’inizio mettere a fuoco personaggi ed eventi. Il ruolo di
facilitatore assunto dalla conduttrice nella lettura dei documenti ha orientato
gli interventi verso di lei. Ciò nonostante è stato interessante osservare il
procedere del gruppo che ha via via
scartato le ipotesi più “pulp” e ha saputo storicizzare gli eventi.
Tutte hanno concordato sull’impossibilità per Margherita, donna dell’800, di
liberarsi dai condizionamenti sociali e hanno riconosciuto come inevitabili le
ambivalenze che emergevano dalle lettere. Una partecipante, in particolare, ha
trovato difficoltà a inserirsi con
propri interventi.
Nel secondo laboratorio, le molte facce del potere, il
gruppo arancio, dopo la lettura molto partecipata del brano proposto, ha cominciato cercando la definizione di
“potere” senza dargli mai comunque un valore positivo. “Imporre a una persona di fare ciò che non
vorrebbe”. “Imporre il rispetto delle regole”. Delle molte facce del
potere il gruppo ha indicato quella
bonaria del rettore, che riesce a salvare capra e cavoli, come la più
pericolosa.
Rilevano quanto sia importante ottenere dall'interlocutore
riconoscimento, simbolizzato dal nome (conoscere il nome, pronunciarlo).
Molte pensano che Dedalus sarà picchiato ancora, ma che
almeno l'esperienza gli servirà per crescere e forse riuscirà a cambiare
qualche cosa e in meglio. Anche una
persona sola può esercitare una grande
forza e citano Gandhi e Aung San Suu Kyi, ai quali riconoscono potere politico.
La forza della parola esercita potere anche quando si parla
non per convincere, ma solo per condividere. (Varrebbe la pena di approfondire
questa distinzione.)
Nel gruppo verde l’inizio della discussione è stata un
classico. Il primo intervento ha immaginato una sonora sconfitta di
Dedalus perché il sistema di potere in
cui è inserito non può accettare di essere messo in discussione e ciò vale per
il potere in genere. Dopo un accordo generalizzato cominciano i distinguo. Il
rettore è definito democristiano e non è un apprezzamento, ma alcuni interventi
propendono per un finale non del tutto negativo per il percorso di formazione
di Dedalus e riconoscono il valore delle relazioni tra pari per trovare la
forza di cercare giustizia. Complessivamente la discussione, con qualche eccezione,
fa emergere l’ostilità verso il potere
in genere e una identificazione con chi ne è privo.
Nel quarto laboratorio, prendere le decisioni, la
lettura della convocazione alla cittadinanza accentra l'interesse del gruppo
arancio. Si comincia con il giudicare l'informazione necessaria ma certo non
sufficiente a garantire una democrazia partecipata.
Un commento all'esterno del gruppo genera un atteggiamento
di difesa molto forte ed esplicito (“ho le critiche alle spalle, devo stare
attenta”). Dopo poco, arriva dall'esterno la risposta, anche questa -com'è
ovvio- in difesa.
La discussione riparte con molti elogi a Cadoneghe. (Per
tranquillizzare?). Solo dopo aver detto quanto Cadoneghe è bella, vivibile, a
misura di essere umano, si possono dire le carenze: la mobilità (servizi
pubblici, piste ciclabili), il deflusso delle acque (dopo l'esperienza di
ieri!), la cura degli argini. Non si riesce a lasciare il testo della
convocazione per passare all'articolo. Le partecipanti che hanno competenze
specifiche sul tema urbanistico sentono il bisogno di comunicarle. (La
competenza è sempre una faccenda molto rassicurante, una difesa potente.)
Un altro intervento dall'esterno rafforza l'immagine di una
riunione aperta piuttosto che di un gruppo di lavoro chiuso.
Alla lettura dell'articolo la reazione è la richiesta di
maggiori dati (ancora competenza!).
In chiusura, una partecipante esprime gratitudine al gruppo,
dicendo delle informazioni circolate oggi che sono forse disponibili altrove ma
in questo contesto sono credibili.
Non era stata concordata preventivamente la comunicazione
del lavoro svolto dai gruppi e perciò
non era stata designata una relatrice; anche la relazione finale è
risultata quindi faticosa.
Nel gruppo verde la prima parte è dedicata alla lettura
critica della convocazione dell’assemblea cittadina. Gli interventi
sottolineano le contraddizioni del testo (informare non è una richiesta di
partecipazione) . Vengono portate esperienze personali critiche anche verso la
scarsa partecipazione dei cittadini. Nel gruppo si osserva una più intensa
relazione tra le partecipanti che scelgono la loro portavoce senza difficoltà.
La discussione si concentra sul tema: costruire per fornire servizi è una
scelta obbligata? C’è un grande accordo sulla necessità di trovare altre
soluzioni : forme di risarcimento per i proprietari (si cita una esperienza
torinese), sostegni alle ristrutturazioni ecc. ecc.
La relazione della portavoce è articolata e brillante.
Dai questionari
compilati alla fine del lavoro di gruppo risulta:
processo prodotto relazioni
g. verde 3,7 4,2 4,1
I laboratorio
3,6 3,8 4,1
II laboratorio
4,1 4,3 4,5
IV laboratorio
g. arancio 4
4 3,6
I laboratorio
4,2 3,9 4,2
II laboratorio
4,2 4,4 4,1
IV laboratorio
Il prodotto (misurato dal secondo e dal quinto item) vorrebbe rappresentare il gruppo rivolto
all'esterno, che si occupa di aspetti tecnici.
Le relazioni (terzo e sesto item) pretendono di descrivere
il gruppo che guarda se stesso, che si occupa degli aspetti emozionali.
Il processo (primo e quarto item) fa da cerniera tra interno
ed esterno del gruppo e ne descriverebbe il funzionamento, le modalità
esecutive.
(i valori sono calcolati su una scala a cinque punti e
quindi 3 è il valore medio)
Commentiamo la relazione con suggerimenti e proposte !!!